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Quando si parla di Per un pugno di dollari, 1964, del grande Sergio Leone, viene sempre fuori la faccenda del famoso plagio fatto dal regista italiano, dopo aver visto La sfida del samurai (
Yojimbo, 1961) del regista giapponese A
kira Kurosawa. D'accordo per il "plagio" riguardante la "
story line" del film, ma è pur vero che Leone fece una
rivisitazione in chiave
western, del nipponico film di
Kurosawa, di tutto rispetto, visto quello che accadde dopo. Il film costò
cento cinquanta milioni di vecchie lire e ne incassò un miliardo e mezzo dando l'avvio a quel genere che tutti gli
appassionati chiamano: "spaghetti
western". A difesa di Sergio Leone (un regista che ho sempre ammirato e di cui
apprezzo ogni film), riporterò quello che dice Francesco
Mininni in uno dei saggi più belli dedicati al regista laziale e al suo cinema: pubblicato dalla Editrice Castoro nella collana "Il Castoro cinema" curata da
Fernaldo Di
Giammatteo, e uscito come supplemento al numero 68 dell'Unità del 22-3-95...
Significativamente, neppure
Kurosawa aveva inventato la storia di
Yojimbo: l'aveva ricavata da
Red Harvest (Piombo e sangue, 1929), un romanzo di
Dashiell Hammett (esiste anche un film del 1930, intitolato Roadhouse Nights, probabilmente il più fedele al libro. Uno del 1990, Crocevia della morte (Miller's Crossing), diretto dai fratelli Coen; e uno del 1996, con protagonista Bruce Willis e per la regia di Walter Hill, intitolato Ancora vivo (Last Man Standing) - N.d.R.). Ossia, il
western italiano nasce da un testo della hard-
boiled school che ha rinnovato il romanzo giallo con una iniezione di crudo realismo. Come si vede i conti tornano. Non tornano invece alla
Jolly Film, cui Leone aveva comunicato la necessita di pagare a
kurosawa e alla
Toho Film i diritti d'autore (diecimila dollari, più o meno sei milioni di lire). (Avete letto bene: "Leone aveva comunicato..." Quindi, Sergio Leone non ha plagiato un cazzo di niente, ha
reinterpretato con la sua grande maestria di regista un opera già esistente e voleva che si pagassero, giustamente, i diritti ai detentori - N.d.R.). La
Jolly non pagò,
kurosawa scoprì il fatto e la produzione fu citata per plagio. Si giunse a un compromesso: a
Kurosawa furono ceduti i diritti per lo
sfruttamento dei diritti in Giappone ( un buon affare: un milione e mezzo di dollari). E' chiaro che nessuno s'era preoccupato dei diritti perché non si pensava che il film avrebbe avuto successo (siamo un popolo mitico, l'unico a produrre convinti dell'insuccesso di quello che produrremo...
Italy, I Love
You! - N.d.R.): pagare per un film che sarebbe passato sotto silenzio sembrava un inutile spreco (sono gli anni sessanta ma siamo pur sempre in Italia, il paese dei santi, dei navigatori e degli evasori. Non
dimenticatelo - N.d.R.)... Che il modo di concepire lo spettacolo
cinematografico tipico di Leone abbia esercitato una sua influenza è indubbio. Ci si chiede, ad esempio, se
Sam Peckinpha avrebbe potuto realizzare i suoi film , e soprattutto The
Wild Bunch (Il mucchio selvaggio, 1969), senza il successo di Leone. Il grande risultato di Per un pugno di dollari aprì porte chiuse, permettendo ad altri di fare i film che volevano in piena libertà. Prima nessun produttore avrebbe rischiato senza garanzie. Pare che lo stesso
kubrick abbia affermato che A
Clockwork Orange (Arancia meccanica, 1971) deve molto a Leone...
Francesco Mininni
Guardando al cinema di Leone, alla sua inventiva, al suo modo intelligente di reinterpretare e dare nuova vita ad un genere che ormai sembrava avesse detto tutto, si capisce quanto Leone amasse il suo lavoro e quanto ci fosse dentro da sempre con la voglia di proporre i suoi personaggi che entravano in scena talmente anonimi da non avere, a volte, neanche dei nomi ben definiti ma che con le loro facce sudate, i loro abiti sporchi e consumati, le loro barbe lunghe e il puzzo dei sigari e della polvere da sparo delle pistole, racchiudono in sé l'essenza del mito, quel mito ormai crepuscolare che piaceva tanto raccontare a questo bravo regista.
Concludendo: se Springsteen introduce il suo concerto a Roma con un pezzo di Morricone: "C'era una volta il west" tratto da un film di Leone, e se Kubrick si mise ad usare la musica in diretta mentre girava, così come faceva il regista romano, un cazzo di buon motivo deve pur esserci... Purtroppo nonostante la sua riconosciuta importanza nella storia del cinema, Sergio Leone non ha mai ricevuto un Oscar: America vergognati!
That's all folks!