mercoledì 29 dicembre 2010

Spanish Jack (Jack lo Spagnolo) Trad.


Spanish Jack aveva una Cadillac che parcheggiava sempre dietro l'angolo. Portava il cappello con la falda inclinata da una parte come fa un magnaccia la mattina di Pasqua. Ero anch'io nei dintorni quel sabato, ma anche un sacco di altra gente può giurare di averlo visto che indossava i suoi stivali da cowboy e il completo di seta all'imbrunire di quella notte d'agosto. Il nome della sua donna era Sunny Day (giorno di sole), portava il nome di Jack, tatuato sulla spalla, e mentre Jack giocava a carte con Gentleman Jim (Jim il gentiluomo), Sunny faceva tutto quello che Jack gli diceva di fare. Gentleman Jim vinse a Jack l'orologio, e poi la catenina, con un paio di giri loschi, così, mentre Sunny Day si allontanava lentamente, con eleganza, si andava a giocare l'ultima mano. Jack era servito con una coppia di nove, Gentleman invece mise giù e mostrò un tris d'assi... Ti sei già preso il mio orologio e la mia catenina, e ora vorresti anche il mio bastone d'oro... Poggia, lentamente, le tue mani sul tavolo perché così possiamo sistemare questa storia, da gentiluomini, dobbiamo solo andare là fuori... La notte era calda, entrambi si fermarono a guardare le stelle sapendo che solo uno di loro due avrebbe rivisto il sorgere del sole... Niente è, comunque, più miserabile  del barare a carte, specialmente a poker. Così prima che Gentleman potesse imbrogliare ancora, l'ispanico aveva già estratto il Revolver... Spanish Jack sparò uccidendo Gentleman, e lo sparo riecheggiò forte così come il fragore del tuono, e quando il fumo si dissipò: Gentleman giaceva  a terra, morto stecchito... Jack riempì Jim con tanto di quel piombo che per spostare il suo cadavere dovettero sollevarlo in sei, così, pieno di piombo e di sangue che colava, gli rubarono anche gli stivali strappandoglieli dai piedi... Se devi giocare a carte, assicurati prima con chi azzardi, perché non hai nessuna possibilità di vincere se dall'altra parte del tavolo il tuo avversario si chiama: Spanish Jack.

 "Mi piace questa canzone scarna ed essenziale negli accordi e pacatamente raccontata, quasi strascicata, nel suo testo. Si trova nell'album "Miracle", del 1987, di Willy DeVille prodotto da Mark Knopfler (si sente il suo magico tocco di chitarra)... Un'altra piccola storia di un altro piccolo dramma di un altro piccolo film in musica., con un po' di conclusiva, cinica, giusta morale."

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