Qundo il governo americano seppe della disfatta di Custer e dei suoi uomini, fra lo stupore generale, si gridò al "massacro". Ma come?! La disfatta di un reggimento ben armato, guidato da un esperto generale, veterano e reduce della guerra di secessione che va a dar battaglia, presuntuoso e convinto della vittoria e che, invece, finisce sconfitto, viene chiamata massacro? Si presuppone che un massacro sia perpetrato ai danni di una moltitudine di persone inermi e, sicuramente, il 7° cavalleria era tutto fuorché inerme... Si parlò allora di scarso addestramento dei soldati e di inesperienza da parte loro; quindi di "novellini". Un altra menzogna perché invece i battaglioni erano formati, per buona metà, da reclute con esperienza di guerra, sia con una precedente ferma di cinque anni, inquadrate nei reparti alla frontiera, sia combattendo nella guerra di secessione, arruolate nell'esercito dell'unione e in quello del sud. In realtà quel 25 giugno del 1876, combatterono, al Little Big Horn, insieme ai veterani, solo una trentina di reclute arrivate da meno di un anno... Per giustificare ulteriormente questa incredibile sconfitta; venne fuori, anche, che le armi in dotazione ai soldati fossero difettose e si inceppassero continuamente privando i loro possessori della difesa di cui necessitavano... Altra grande menzogna perché durante la campagna del 1876, i soldati del 7° erano armati ognuno di carabina a retrocarica monocolpo, M1873 Springfield calibro.45/70 e di pistola a tamburo Colt calibro.45 M1873, a sei colpi. Ogni soldato aveva 25 cartucce per la pistola e 100 per il fucile, trasportate parte nel cinturone e parte in una sacca appesa alla sella. I cavalleggeri portavano, appesi alla sella, anche i viveri personali, la biada e il materiale per accudire la propria cavalcatura (Du Mont, 1977: 9-40). Entrambe le armi erano robuste, efficienti e adatte all'uso militare.La carabina Springfield rimase in dotazione alle truppe di cavalleria sino alla fine del secolo, mentre la Colt divenne l'emblema della "conquista" del West; il che la dice lunga sulla "presunta inaffidabilità" di queste due armi... Concludendo, io credo che il 7° cavalleria guidato da Custer, si trovò ad affrontare una nazione indiana, incazzatissima, formata dall'unione di varie tribù, tra cui Lakota e Cheyenne, guidata da due abili e intelligenti capi come Cavallo Pazzo e Toro Seduto. Una nazione stanca dei soprusi degli uomini bianchi, stanca di vedersi rubare la terra e stanca di vedere morire la propria gente. Una nazione che quel 25 giugno del 1876, per una volta si unì, insorse e vinse prendendosi il suo meritato ed eterno giorno di gloria sul "figlio della stella del mattino"(Il Generale Custer era tristemente famoso, tra gli indiani, con questo nome perché peferiva attaccare, poco prima dell'alba, i loro piccoli accampamenti ancora immersi nel sonno) ...
Nelle foto, Cavallo Pazzo e Toro Seduto.
Rif.Raffaele D'Aniello: La battaglia di Little Big Horn. Newton & Compton Editori.
Questi approfondimenti che fai sono davvero interessanti. Il blog sta salendo di livello sempre di più. Complimenti.
RispondiEliminaGrazie a tutti.
RispondiElimina@Elsa... Fatto e incantato!@Luigi...Che pasticcione sono! Grazie Luigi. Mitico come sempre!
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