Per me l’Italia è ricordare lo sguardo di mia madre che l’aveva vista soffrire durante la guerra... A cena osservavo, spesso, le forti mani di mio padre, mani da lavoratore, e per me anche quelle mani sono l’Italia. Ho sempre pensato, dei miei genitori, che fossero persone semplici e concrete. Mio padre lavorò sino a che il cancro non se lo portò via, mia madre l’ha raggiunto molti anni più tardi. Entrambi hanno affrontato la morte dentro un letto d’ospedale, lottando, sino all’ultimo respiro. Per me, quel “lottare” è l’Italia… Ho sempre detestato l’immagine di “spaghetti, pizza e mandolino”, perché per me l’Italia è Leonardo Da Vinci, sinonimo di intelligenza e creativo progresso, è Michelangelo, che quando vedo le sue opere resto sempre a bocca aperta, è Sciascia che ci racconta
Le favole della dittatura, è Salgari che ci fece viaggiare senza partire, è Totò che la notte infilava danaro nelle case dei napoletani più poveri, è Troisi che ha fatto della non violenza la sua forza comica. Per me l’Italia è Germi, Rossellini, De Sica (padre), Pasolini, Fellini e tutti i registi neorealisti che ci hanno fatto vedere quanto fa schifo la guerra, la violenza e l’ipocrisia di chi detiene il potere o quanto poteva essere dignitoso l’avere poco ma restare esseri umani, è Sandro Pertini che invitò a cena Andrea Pazienza perché voleva una caricatura del Pertini Partigiano, pubblicata, se non sbaglio, sul Male, una delle riviste di satira con cui Pazienza collaborava. Per me l’Italia è Hugo Pratt, l’autore di Corto Maltese, il primo personaggio dei fumetti che ammise di avere paura. Per me l’Italia sono le piazze di tutte le città, dal nord al sud, passando per il mare, sino a raggiungere tutte le isole, dove si mischiano i colori e i musicali accenti della gente che passeggia e dialoga, dove si sentono le risate dei bambini che giocano tranquilli. L’Italia è quella signora toscana che mi indicò la strada per rientrare quando mi persi a Lucca, fermandosi sotto una pioggia torrenziale. Per me l’Italia è qualsiasi posto in cui ci sia buon senso… Ma questa Italia forse non c’è più. E’seppellita sotto macerie di finto progresso, di razzismo e classismo idiota. E’ seppellita sotto conti in banca, vacanze in costa Smeralda e disperazione. Sotto a:“ io sono ricco e tu sei povero; io sono bianco e tu sei nero; io c’ ho la Ferrari e tu non c’hai un cazzo”. Forse è seppellita, anche, sotto abiti e profumi griffati, a serate tipo: “ ti porto a cena nel migliore ristorante e poi si scopa!”, sotto a: “ma chi cazzo è Meucci?!” e cellulari con cui si parla e si scrive tanto, perché poi non si riesce a dire più niente mentre ci si guarda negli occhi con vergogna, perché sembra che adesso abbiamo tutto, ma in realtà non abbiamo un cazzo…
« Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi »
(Italo Calvino, Lezioni americane, 1985)
Le favole della dittatura, è Salgari che ci fece viaggiare senza partire, è Totò che la notte infilava danaro nelle case dei napoletani più poveri, è Troisi che ha fatto della non violenza la sua forza comica. Per me l’Italia è Germi, Rossellini, De Sica (padre), Pasolini, Fellini e tutti i registi neorealisti che ci hanno fatto vedere quanto fa schifo la guerra, la violenza e l’ipocrisia di chi detiene il potere o quanto poteva essere dignitoso l’avere poco ma restare esseri umani, è Sandro Pertini che invitò a cena Andrea Pazienza perché voleva una caricatura del Pertini Partigiano, pubblicata, se non sbaglio, sul Male, una delle riviste di satira con cui Pazienza collaborava. Per me l’Italia è Hugo Pratt, l’autore di Corto Maltese, il primo personaggio dei fumetti che ammise di avere paura. Per me l’Italia sono le piazze di tutte le città, dal nord al sud, passando per il mare, sino a raggiungere tutte le isole, dove si mischiano i colori e i musicali accenti della gente che passeggia e dialoga, dove si sentono le risate dei bambini che giocano tranquilli. L’Italia è quella signora toscana che mi indicò la strada per rientrare quando mi persi a Lucca, fermandosi sotto una pioggia torrenziale. Per me l’Italia è qualsiasi posto in cui ci sia buon senso… Ma questa Italia forse non c’è più. E’seppellita sotto macerie di finto progresso, di razzismo e classismo idiota. E’ seppellita sotto conti in banca, vacanze in costa Smeralda e disperazione. Sotto a:“ io sono ricco e tu sei povero; io sono bianco e tu sei nero; io c’ ho la Ferrari e tu non c’hai un cazzo”. Forse è seppellita, anche, sotto abiti e profumi griffati, a serate tipo: “ ti porto a cena nel migliore ristorante e poi si scopa!”, sotto a: “ma chi cazzo è Meucci?!” e cellulari con cui si parla e si scrive tanto, perché poi non si riesce a dire più niente mentre ci si guarda negli occhi con vergogna, perché sembra che adesso abbiamo tutto, ma in realtà non abbiamo un cazzo…
« Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi »
(Italo Calvino, Lezioni americane, 1985)
Grazie davvero per questa bella riflessione... la condivido a pieno.
RispondiEliminaCiao e ti ringrazio anch'io per questo bell'articolo. Commuove.
RispondiEliminaGrazie della visita ai "ivisionari", l'ho vista solo oggi..perchè lo trascuro e molto quel blog. Mi sia di buon auspicio il tuo augurio...chissà che prima o poi non cominci a lavorarci sù...
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